Prima di parlare dell’alfabeto latino, ricordiamo che l’alfabeto è un sistema di scrittura in cui ad ogni singolo fonema viene fatto corrispondere un solo segno grafico; si tratta dell’esito finale di un processo astrattivo di analisi della lingua che consente la comunicazione, con la massima economia, di qualsiasi tipo di messaggio.
In effetti non c’è abecedario che tenga per lo studio del latino: ritenuto assolutamente familiare, non ha quasi mai meritato lo spazio didattico riservato al suo omologo greco, la cui diversa scrittura permette di registrare immediatamente le difficoltà (tanto grafiche quanto di lettura).
E così si marcia spediti verso le prime due declinazioni latine senza mai interrogare troppo l’alfabeto latino che, sconsolato, finisce per essere dimenticato da tutti, se non accostato all’inglese per via della presenza della “y” della “x”.
In questa scheda ci riserviamo di trattare l’alfabeto latino per quello che è: lontani dall’insegnamento ricevuto a scuola, facciamo del nostro meglio per far capire come non bisogna mai dare nulla per scontato!
Mentre i Romani non dicono niente sull’origine del loro alfabeto, i Greci si sono posti subito questo problema e hanno cercato di dare delle risposte, più o meno consapevoli dell’origine storica della questione.
Anche a cagione di questa condizione effettiva, si può considerare l’alfabeto latino un alfabeto greco – l’alfabeto di Calcide di Eubea -giunto a Roma per il tramite degli Etruschi.
Proprio il raffronto fra le epigrafi in alfabeto greco calcidese e le epigrafi latine più arcaiche dimostra l’origine calcidese dell’alfabeto latino; in Italia sono colonie calcidesi Pithekoussai (775 a.C.) e Cuma (750a.C.).
Ponendo infatti a confronto le serie alfabetiche greca calcidese e latina, è possibile osservare l’identità della forma delle lettere e la quasi esatta corrispondenza dei suoni da esse rappresentati.
La differenza radicalmente importante è rappresentata dalla trasformazione della gutturale gamma in “c” così da motivare il ruolo molto importante svolto dalla cultura etrusca ai fini di una mediazione tra queste differenze.
L’assenza fonetica in Etruria della gutturale sonora e il conseguente impiego del segno che in Grecia la indicava per rendere la gutturale sorda proverebbero infatti la derivazione dell’alfabeto latino da quello etrusco.
La scrittura latina è una scrittura alfabetica attestata a partire dal VII-VI secolo a. C. nel Latium vetus e poi diffusa ovunque si estese il dominio romano.
Gli antichi Romani usavano solo 23 grafi, non conoscendo la W, di origine anglosassone, mentre le lettere U (prima V) e J (prima I) fecero la loro comparsa nel Rinascimento. Consisteva inizialmente delle sole lettere maiuscole; fu solo nel Medioevo che entrarono nell’uso anche le lettere minuscole, derivate dalla scrittura corsiva.
(lettere minuscole):
a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z
Il maiuscolo fu mantenuto per scritture formali e per enfasi; da qui l’uso ancora corrente di utilizzare un’iniziale maiuscola per aprire paragrafi e frasi, nonché per i nomi propri.
(lettere maiuscole):
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
Senza entrare nel merito di tutte le modifiche apportate all’alfabeto durante i diversi secoli di splendore e tramonto dell’impero romano, si può affermare come dall’alfabeto latino derivi, attraverso i mutamenti grafici avvenuti nel corso del Medioevo, la maggior parte delle scritture europee e del mondo occidentale moderno (di lingua neo-latina o meno).
Con i processi coloniali l’alfabeto latino viene adottato poi anche per alcune lingue dell’Asia, dell’America, dell’Africa e del Pacifico; in questa fase molte lingue che non conoscevano ancora la scrittura ottennero la prima codificazione grafica proprio in alfabeto latino.
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