(Risponde la Redazione)
Le domande più importanti son quelle quasi disattese, date solitamente per scontato, senza molto riconoscimento tra quanti si affannano a rispondere.
Così, una mail di Giovanna da Pizzighettone con la domanda “Cosa significa tradurre” ha avuto il merito di registrare meglio il percorso educativo teso alla sensibilità della traduzione, meno al valore dei significati, permettendoci di recuperare un alone di mistero da sempre sotteso all’esercizio della traduzione.
Salve,
mi chiamo Giovanna, vi scrivo da Pizzighettone, studio al Liceo Linguistico e sono costretta a studiare anche il latino; studio anche altre lingue, vive per fortuna, però mi chiedevo se potete spiegarmi cosa significa tradurre, perché so che viene dal latino, ma non mi accontento della traduzione letterale. La prof di lettere dice che tanto non serve saperlo ma sono realmente interessata a scoprirlo. Sbaglio?
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Giovanna, grazie di questa preziosa domanda, davvero.
Non sbagli affatto, sbaglia piuttosto chi regola con sufficienza interrogativi così acuti nel bilanciare i buoni propositi degli studenti: fa piacere piuttosto non accontentarsi del risultato, badare bene al processo. Ebbene, cosa significa tradurre dovrebbe essere quasi l’argomento del primo giorno di scuola, soprattutto in un Liceo, senza dimenticare tutte le altre istituzioni superiori.
Senza portarla troppo per le lunghe, “tradurre” significa interrogare la comunicazione umana al cuore della sua tensione tecnologica, al centro delle parole per trovare le connessioni tra luoghi e tempi distanti tra loro per memoria e confronto.
Riportiamo anche la scansione da un dizionario etimologico così da rinnovare i buoni propositi della tua docente nel limitare la questione all’origine, quasi il vocabolario faccia da repertorio.
Completa un passaggio, il dizionario etimologico altra documentazione, disponibile in rete per merito dell’enciclopedia Treccani, portale verso il quale siamo fin da piccoli educati a portare riverenza e gratitudine 🙂
E fin qui tutto in regola, abbiamo esclusivamente accordato al termine quella profondità cui tende una ricerca, qualsiasi essa sia, specie portata avanti attraverso strumenti antichi come i nostri vocabolari.
Anzi, entriamo nel merito della definizione: “si tratta di passare da una lingua all’altra, ecco cosa mancava in traducere, il complemento oggetto, avevamo fosse inteso portare qualcosa oltre, mancava cosa, un testo. Non c’è traduzione senza testo, scritto o orale che sia, abbiamo bisogno di un testo da cui partire.”
Quel testo è il nostro punto di partenza,benissimo: per arrivare dove? In un’altra lingua… “Cosa significa tradurre”?
E la definizione procede riferendo del nostro solito confronto in quanto attivisti del greco e del latino, quando sta a fare da sinonimo a versione, la versione di latino contiene il germe della traduzione. Ora, lo sapete meglio di me, proprio in quanto versioni, esse cambiano “a seconda di ciascuno” e questo carattere si riflette propriamente nei diversi esiti cui proprio quel ciascuno arriva traducendo singolarmente: partendo tutti da qualcosa in comune, si arriva a concordare sul resto, almeno evitando di copiare… In questi passaggi riassumiamo la definizione di traduzione, non resa meccanica di parole in fila tra loro bensì tentativo sempre aperto di resa linguistica in altra formula di una stessa intenzione.
Anche per questo motivo proprio ai poeti è toccato provare a riportare in lingua italiana alcuni testi dei lirici greci, pensiamo a Salvatore Quasimodo (edito da Mondadori), proprio perché tradurre è esercizio raffinato.
E ci stiamo tenendo su livelli solitamente scolastici. Il mondo della traduzione anima il doppiaggio, che tanto ci conforta quando siamo alle prese con produzioni audiovisive non italiane. Un caso quanto mai rilevante, questo, quando ci rendiamo conto (specie confrontando l’ascolto con la lettura dei sottotitoli) delle differenze culturali esprimendo concetti similari: basterebbe la resa del nostro in bocca al lupo in sembianza di brake your leg per indicare questo passaggio di stato in seno alla lingua dei parlanti.
Ed è quello che ti/vi inviamo anche noi, nella nostra lingua latina… sarebbe a dire: BONA FORTUNA!!!
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