Regola fondamentale della (nostra) didattica: come tradurre dal latino e dal greco all’italiano
Tradurre dal latino all’italiano o dal greco all’italiano è un esercizio!
Come per tutti gli esercizi, anche lo svolgimento quotidiano di una traduzione assicura dei buoni risultati.
Sarebbe auspicabile farlo con piacere, ma non è detto lo sia… Così, ti suggeriamo una chiave di lettura di quello che ci troviamo costretti a fare.
L’attenzione misura lo svolgimento di una traduzione: lavorare con gli strumenti a nostra disposizione (da un lato la conoscenza delle sue regole, dall’altro il saper maneggiare il vocabolario) definisce i confini della nostra palestra, insieme ad un foglio bianco sul quale riportare il prodotto delle nostre operazioni.
Pensa alla versione da tradurre dal latino (o dal greco) come un puzzle da ricomporre, maneggia le parole come fossero i pezzi da mettere insieme secondo la loro natura (come fai assecondando il contorno delle tessere per ricomporre l’immagine di un puzzle).
L’invito è considerare la traduzione di una versione di greco o di una versione di latino non tanto una prova valutativa quanto un esercizio creativo. E sappiamo tutti che i puzzle sono difficili da ricostruire e richiedono logica e pazienza.
Ci vuole molto tempo, proprio perché queste cose non accadono subito: bisogna familiarizzare con un atteggiamento, anche grazie all’abitudine.
Nel nostro caso, risulta opportuno dunque conoscere le declinazioni, il lessico e rilevare sempre la centralità del verbo come motore della frase.
Questi ingredienti definiscono i primi passi di una traduzione che trova nel suo montaggio (definito solitamente costruzione) la ragione del suo valore pedagogico e della didattica.