Un legame a dir poco ancestrale sembra sostenere i rapporti tra la musica e la guerra: la cinematografia rafforza questa relazione, rifletteteci anche voi.
Quante volte la musica si lega alla guerra? Non trattandosi di una rubrica di cinefili, nemmeno di appassionati musicologi, piuttosto un portale dedicato all’approfondimento della cultura del mondo antico, ci riserviamo di presentare un percorso minimo da riferire alla produzione artistica a supporto bellico: signore e signori, tratteremo del peana!
Se accogliamo la tesi di Senofane di Colofone secondo cui «in principio tutti abbiamo appreso da Omero», allora sarà opportuno iniziare questa ricognizione da quei passi del poema dell’Iliade che presentano la musica nel contesto bellico.
Dal bottino di guerra relativo all’incursione achea contro la città di Tebe Ipoplacia alleata dei Troiani, Achille aveva ricavato uno strumento di grande pregio: una cetra d’argento.
Nel libro nono dell’Iliade è narrato del fruttuoso attacco dei troiani contro le truppe dei Greci, cui fa seguito la decisione achea di muovere l’attacco al nemico col rientro sul campo di battaglia di Achille che si prepara alla battaglia suonando la cetra e cantando gesta di eroi.
Mossero dunque lungo la riva del mare urlante, molte preghiere volgendo a Ennosígeo, re della terra, che facilmente potessero persuadere il cuor dell’Eacide.
Τὼ δὲ βάτην παρὰ θῖνα πολυφλοίσβοιο θαλάσσης πολλὰ μάλ᾽ εὐχομένω γαιηόχῳ ἐννοσιγαίῳ ῥηϊδίως πεπιθεῖν μεγάλας φρένας Αἰακίδαο.
E giunsero alle tende e alle navi dei Mirmídoni, e lo trovarono che con la cetra sonora si dilettava, bella, ornata; e sopra v’era un ponte d’argento. Questa, distrutta la città di Eezíone, tra il bottino si scelse; si dilettava con essa, cantava glorie d’eroi. Patroclo solo, in silenzio, gli sedeva di faccia, spiando l’Eacide, quando smettesse il canto.
Μυρμιδόνων δ᾽ ἐπί τε κλισίας καὶ νῆας ἱκέσθην, τὸν δ᾽ εὗρον φρένα τερπόμενον φόρμιγγι λιγείῃ καλῇ δαιδαλέῃ, ἐπὶ δ᾽ ἀργύρεον ζυγὸν ἦεν, τὴν ἄρετ᾽ ἐξ ἐνάρων πόλιν Ἠετίωνος ὀλέσσας· τῇ ὅ γε θυμὸν ἔτερπεν, ἄειδε δ᾽ ἄρα κλέα ἀνδρῶν. Πάτροκλος δέ οἱ οἶος ἐναντίος ἧστο σιωπῇ, δέγμενος Αἰακίδην ὁπότε λήξειεν ἀείδων,
Ed essi avanzarono, in testa il glorioso Odisseo, e gli stettero innanzi. Balzò su Achille, sorpreso, con in mano la cetra, lasciando il seggio dove sedeva; e Patroclo, ugualmente, s’alzò come vide gli eroi. Achille piede veloce esclamò allora accogliendoli: «Salute: ecco guerrieri amici che giungono, ecco c’è gran bisogno; questi, se pure sono irato, mi sono carissimi tra gli Achei».
τὼ δὲ βάτην προτέρω, ἡγεῖτο δὲ δῖος Ὀδυσσεύς, στὰν δὲ πρόσθ᾽ αὐτοῖο· ταφὼν δ᾽ ἀνόρουσεν Ἀχιλλεὺς αὐτῇ σὺν φόρμιγγι λιπὼν ἕδος ἔνθα θάασσεν. ὣς δ᾽ αὔτως Πάτροκλος, ἐπεὶ ἴδε φῶτας, ἀνέστη. τὼ καὶ δεικνύμενος προσέφη πόδας ὠκὺς Ἀχιλλεύς· «χαίρετον· ἦ φίλοι ἄνδρες ἱκάνετον ἦ τι μάλα χρεώ, οἵ μοι σκυζομένῳ περ Ἀχαιῶν φίλτατοί ἐστον.»
( Iliade IX, vv. 182-198; trad. it. di Rosa Calzecchi Onesti )
A partire da questo suggestivo passaggio, in grado di contestualizzare la funzione intimista della musica come preparazione dello spirito in funzione della battaglia, resta opportuno segnalare come altri riferimenti musicali percorrano il testo dell’Iliade tutta: il suono di guerra del djembé accompagna la lite fra Achille e Agamennone o l’esibizione di forza dei Greci nel catalogo delle navi, delle mazze di ferro ritmano le cruente battaglie fra i due eserciti, il gong annuncia l’intervento sempre decisivo degli dèi, i campanellini indiani fanno emergere dal mare Teti, la madre di Achille, innalzandola in cielo al cospetto di Giove e la ciotola tibetana evoca il sogno di Agamennone o celebra le esequie funebri di Ettore.
Motivi di questo genere non si allontano troppo dalla proposta metodologica occorsa nell’antropologia sonora del mondo antico proposta dal prof. Bettini [vedi la recensione]
Le prime attestazioni del termine “peana” (παιήων) nel significato di “canto in onore di Apollo” si trovano proprio nell’Iliade.
Nel I canto, dopo la restituzione di Criseide, il cui rapimento aveva causato infinite perdite tra gli Achei (di bestiame, ma anche di uomini) per la vendetta di Apollo, Crise e i suoi compagni intonano finalmente il peana, perché Apollo venga a guarire l’esercito decimato dalla peste e salvi tutti i Greci: οἱ δὲ πανημέριοι μολπῇ θεὸν ἱλάσκοντο / καλὸν ἀείδοντες παιήονα κοῦροι Ἀχαιῶν, / μέλποντες ἑκάεργον· ὁ δὲ φρένα τέρπετ’ ἀκούων (Iliade I, vv. 472-474); e, infatti, ai lutti segue ben presto il vento propizio.
Nel XXII canto il termine compare invece in bocca ad Achille, che invita gli Achei a cantare un peana per ringraziare il dio dell’avvenuta uccisione di Ettore (νῦν δ’ ἄγ’ ἀείδοντες παιήονα κοῦροι Ἀχαιῶν, Iliade XXII, v. 391), non prima d’aver ricordato la morte del suo caro Patroclo, che mai dimenticherà, neanche quando sarà nell’Ade (Iliade XXII, vv. 386-390).
È significativo che già in queste prime manifestazioni letterarie il peana sia posto in stretta relazione con l’ambito funerario e doloroso: è un’espressione di guarigione dal male e dalla paura della morte o di riscatto dal lutto attraverso ulteriori uccisioni; un canto liberatorio che al di sopra dell’evento luttuoso trova il suo spazio di trionfo e di purificazione.
Il contesto bellico è dunque adeguato a funzionalizzare l’esecuzione di un peana e la sua ricorsività spiega le ali alla storia trovando diverse applicazioni nel contesto ritualistico elaborato dalla ricorrenza musicale in caso di vittoria: parliamo dunque di una musica adeguata al momento in virtù del suo tempo reale.
Abbiamo proposto questo contenuto proprio per evidenziare il dolore celato dal canto, come si deve ai motivi che da sempre si riferiscono alla guerra.
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