L’arco

(a cura di Antonio Mastrogiacomo)

 

In questa scheda proviamo a fare i conti con una tecnica costruttiva di radicale importanza quale è l’arco, elemento strutturale dell’architettura di cui i Romani fecero ampio utilizzo nell’edificazione.

Ebbene, si tratterebbe di un elemento non propriamente autoctono, dunque di importazione la cui messa a punto si deve al progressivo senso ingegneristico ben documentabile tra i Romani d’ogni secolo.

 

In greco antico questa parola si scrive proprio con le stesse lettere con cui si scrive “vita”, che è bíos, mentre arco si pronuncia biòs.

Questa condizione rappresentava una occasione irripetibile per i sofisti che intorno a questa omologia facevano ruotare propriamente i loro ragionamenti doppi così da sfalzare le pieghe del discorso in riferimento al senso comune.

Chiaramente, il riferimento all’arco sarebbe da limitare esclusivamente all’arma, proprio per radicare questa dicotomia tra la vita e la morte intorno alla stessa parola.

 

 

Veniamo a noi

 

Prima di arrivare direttamente all’arco romano, sarà il caso di fare riferimento al popolo etrusco, inventore della chiave di volta e primo popolo del Mediterraneo a usare l’arco nelle costruzioni al punto da costruire molti ponti (a quanto pare, la stessa definizione di Pontifex – pontefice – deriverebbe proprio da questa condizione, da una corporazione di facitori di ponti il cui coordinatore sarebbe stato chiamato Pontifex Maximus).

Proprio questa piccola indicazione dovrebbe farci riflettere sull’eredità culturale della popolazione latina in riferimento agli scambi con quelle italiche, sulla possibilità di integrare tecniche e abitudini (come sarà per il sincretismo religioso) e sulle vere e proprie abilità romane nella progressiva acquisizione della tecnica.

In effetti, abilissimi nel prendere spunto dalle altrui tecniche, riuscirono facilmente ad imitare e costruire ponti, archi trionfali e strutture complesse come il Colosseo.

 

 

L’ arco dei Romani

 

Acquisita la tecnica di costruzione, i Romani si diedero immediatamente da fare: è possibile trovare l’arco anche proteso fra diverse strutture, in genere sui piedritti ed attraversato da due o tre fornici, vie di passaggio davvero caratteristiche per la produzione di questi archi. Solitamente, l’arco è costituito da conci (pietre tagliate) e laterizio con i giunti disposti in maniera radiale verso un centro virtuale. Per rendere più agevole la loro costruzione, si ricorreva solitamente alla centina: tale struttura lignea sosteneva l’arco fino al suo completamento, così da potersi reggere da solo.

 

La chiave di volta

La funzione di questa pietra con decisive funzioni strutturali è quella di scaricare il peso retto dall’arco sui pilastri laterali.

Solitamente i Romani la ponevano in facciata, specie sugli archi trionfali, in forma di decorazione più sporgente rispetto al resto dei blocchi che componevano l’arco.

Come già riferito, è stata messa a punto dagli Etruschi prima di trovare una decisiva rifunzionalizzazione anche in chiave estetica presso i Romani.

 

 

L’ arco e le diverse tipologie

 

Come formula compositiva, l’arco trova spazio in diverse edificazioni.

Ecco una breve rassegna:

– il teatro di Pompeo in campo Marzio (44 a.C.);

– l’anfiteatro di Statilio Tauro in Campo Marzio (29 a.C.);

– il teatro di Marcello (che possiamo vedere ancora oggi, risalente al 17 a.C.);

– archi onorari: eretti fuori Roma, celebravano opere pubbliche o gloria dell’imperatore;

– diversi sono gli archi trionfali, creazione architettonica autonoma ed originale dell’arte romana; ne conosci qualcuno? Segnalacelo con un messaggio, lo inseriremo insieme ad una fotografia del monumento in questione!

 

 

Conclusione

Questa scheda mette insieme qualche elemento utile da riferire al genio ingegneristico romano, in grado di trovare un assetto tale da regalare all’arco a tutto sesto una fortuna che lo rende ancora oggi pratica d’edificazione strutturalmente decisiva nel pensare la progettazione di qualsiasi opera.

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