Non sorprenderti di ritrovarti qui, non temere, se hai scritto tranelli regole grammaticali sul motore di ricerca sei davvero sul posto giusto! Siamo sorpresi esclusivamente dalla parola che hai digitato, “tranelli”, quasi smarrita nel sermo cotidianus, eppure ancora presente nel tuo vocabolario. Questa scheda te la sei proprio meritata!!!
Nel prendere confidenza con lingue che sentiamo particolarmente distanti da noi, quali possono rivelarsi greco e latino antico in un primo tempo, ti preghiamo di prestare attenzione al primo tranello, sempre in agguato, in ogni esercizio di traduzione: il tranello, essenziale, della concordanza.
A pensarci bene, è un errore diffuso quello di sbagliare le concordanze quando costretti a confrontarsi con una lingua impropria, per questo motivo solitamente i verbi non vengono coniugati ma restano semplicemente all’infinito. E tanti e tanti altri casi possono essere desunti facendo riferimento all’esperienza quotidiana.
Capisci bene che la concordanza si muove insieme alle parti variabili del discorso, per le quali ti chiederemmo di prestare più attenzione del solito.
In principio era l’articolo, no: l’alfabeto.
Subito dopo vengono gli articoli e già siamo coinvolti in altro tranello, magari in occasione di una traduzione dal greco all’italiano.
“Che farsene degli articoli?” si chiede ogni tanto uno studente nel pieno dello sforzo: traduco, sì o no? State attenti al contesto, di certo in una favola di Esopo non potete tradurre con l’articolo determinativo che, mancando nella versione, ci permette di capire il riferimento dello scrittore ad un concetto generale. Insomma, l’articolo non è un elemento da sottovalutare, chiaro?
Su nomi, aggettivi e pronomi tocca proprio a te evitare di andare in confusione: i tranelli derivano da una conoscenza approssimativa della grammatica.
Un esempio prima di andare avanti: la terza declinazione, sia in greco che in latino, rappresenta uno scoglio alle volte insormontabile per chi vuole risolvere lo studio della teoria direttamente con la pratica.
Siamo andati così spediti per ricavare qualche riga in più di riguardo alla centralità del verbo nell’economia della traduzione.
Sì, il verbo è il motore della frase e come tale ha bisogno di essere messo in funzione: la concordanza è la chiave di tutto il meccanismo.
E nel caso dei verbi le condizioni si complicano parecchio.
Già complicati in italiano, alle prese con la celebratissima consecutio temporum molti rinviano l’onore della sfida, altri traducono come parlanti e non scriventi, solo qualcuno supera i primi scetticismi e si rivolge ad uno studio integrato di tutte le possibili variabili in rapporto alla presenza di un verbo al modo infinito (uno dei più blasonati, al punto da guadagnare i diritti d’immagine nel caso della proposizione infinitiva).
La scelta di riferirci esclusivamente alle parti variabili del discorso in rapporto ai tranelli dovuti alla concordanza tra gli elementi è derivata dal nostro metodo integrato: nella prima parte “detective”, nella seconda parte “ri_compositori”.
Una volta dunque indicate le generalità (nel nostro caso, la definizione di quale parte del discorso in rapporto al suo contesto), è il caso di procedere alla ricostruzione secondo l’attenta metodologia propria dell’esperienza archeologica, se vogliamo, così da rintracciare un comune denominatore nell’interrogare il passato (anche quello recente) per riconoscere il presente.
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