La sfida di GrecoeLatino si misura nell’ideazione di una didattica visuale non frontale, pensata e costruita a partire dagli strumenti della rete: possibilità di indicizzare le ricerche, consultazione rapida risorse verbali, ricerca costruzioni grammaticali attraverso il motore di ricerca interno.
Si tratta di funzioni ancora ascrivibili al regno della pagina stampata – semmai qualche studente abbia esplorato l’indice – eppure la fruizione di questi contenuti in modo interattivo ha tanto da offrire alla didattica di queste lingue. La nostra sfida è rivolta insomma a quegli studenti che vogliano mettersi in gioco perché la nostra proposta consiste in un apprendimento giocoso, nel solco delle indicazioni fornite nel nostro decalogo del traduttore.
In questa scheda vogliamo darti delle indicazioni sul metodo di studio che non si riferiscono esclusivamente allo studio del greco e latino. In altre parole, ci riferiamo a quei momenti preliminari allo studio in sé, cioè come si organizza lo studio.
Nella nostra esperienza sul campo ci siamo confrontati diverse volte con ragazzi svogliati in attesa di ricevere indicazioni sul da fare.
Non esiste perdita di tempo più clamorosa che quella concessa alla disorganizzazione, cioè “non so come comportarmi, che compiti fare prima, come misurare il mio impegno”.
In linea di principio, mantenersi attenti su diversi fronti caratterizza la crescita personale: in questo caso la scuola può essere considerata come momento propedeutico all’età adulta, laddove saranno solo le nostre iniziative ad essere premiate non essendo più chiamati all’interrogazione da qualcuno.
Per acquisire un buon metodo di studio, il nostro consiglio è di procedere nello studio giorno per giorno, suddividendo i carichi in modo adeguato.
Cinque ore di studio matto e disperato sono meno utili che uno studio dilazionato e rafforzato nel tempo.
Facciamo il caso semplice delle interrogazioni orali. Quante volte lasciamo accumulare le pagine oggetto di interrogazione senza studiarle di volta e in volta così da ritrovarci a studiarle tutte nel giro di qualche (o unico) pomeriggio?
Ciò limita infatti l’apprendimento consapevole che ha bisogno di tempo per mettere radici. Il rischio delle interrogazioni preparate velocemente sta nel dimenticare in fretta quanto appreso, come nel gioco Monopoli “andare in prigione senza passare per il via”.
Altro piccolo consiglio, stavolta più pratico: pianifica con attenzione lo studio, così da conoscere e controllare di volta in volta l’assegno in funzione dei propri impegni personali. E sì, perché non possiamo destinare allo studio tutto il nostro tempo.
Dobbiamo armonizzarlo con attività che ci permettano di esprimere la nostra sensibilità, si tratti di sport, di cucina o anche dolce far niente. Se visto in quanto costrizione, lo studio non rivela altro che il suo volto sfigurato dalla disattenzione. Se invece intravisto come possibilità, proprio lo studio si rivela amico della vita di tutti i giorni: intreccio unico tra diritto e dovere cui poche altre attività possono ambire.
In conclusione, una piccola nota etimologica. La parola “metodo” [dal lat. methŏdus f., gr. μέϑοδος f., «ricerca, indagine, investigazione», e anche «il modo della ricerca», comp. di μετα- che include qui l’idea del perseguire, del tener dietro, e ὁδός «via», quindi, letteralmente «l’andar dietro; via per giungere a un determinato luogo o scopo»] individua un percorso da affrontare.
Pur stando fermi sul posto infatti lo studio ci trascina in altri mondi a misura di impegno e partecipazione!
Se invece vuoi analizzare le differenze di traduzione tra il greco e il latino, puoi leggere VERSIONE DI GRECO E VERSIONE DI LATINO: la stessa cosa?
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