Perfetto e Piuccheperfetto: due tempi principali
Prima di parlare del perfetto e piuccheperfetto. Non lo ripeteremo mai abbastanza: conoscere per bene la grammatica della lingua italiana può rivelarsi molto utile nell’apprendimento delle lingue antiche. L’italiano risponde con foga all’appello della giurisdizione grammaticale con il sistema dei verbi in grado di definire una condizione pressoché singolare, ben cinque accezioni per il passato, tra tempi composti (passato prossimo, trapassato prossimo e remoto) e tempi semplici (imperfetto e passato remoto).
Se è quanto meno auspicabile sapersi muovere con una certa disinvoltura nel coniugare i verbi italiani, fare i conti col sistema verbale greco significa anche imparare a pensare in greco, non semplicemente a tradurre.
Cerchiamo di capirlo con qualche esempio, stavolta dedicato al Perfetto e Piuccheperfetto, ovvero alla differenza che intercorre tra il tempo perfetto e il tempo piuccheperfetto.
Vi consigliamo dunque di mettervi all’opera su questi tempi solo dopo aver passato la prova del presente e dell’aoristo.
Perfetto e Piuccheperfetto: cominciamo dal perfetto in greco
Come traduciamo il perfetto:
– con il passato prossimo italiano, indica che il fatto sia concluso (perfetto resultativo, ho fatto)
– con il presente, i suoi effetti sono nel presente (stativo, ho visto = io so)
Altra cosa molto importante: in greco il perfetto è un tempo principale.
Sì, va bene, ma come si forma il perfetto?
Formazione del perfetto
La risposta è nel raddoppiamento, la ripetizione della prima consonante seguita generalmente dalla -ε- ma non solo.
Facciamo attenzione alla varietà con cui si presenta, la stessa che dobbiamo imparare a riconoscere.
Questo raddoppiamento dipende dalla radice… se inizia con:
– consonante aspirata, la sillabata raddoppiata perde aspirazione:
pres. θύω pf. att. τέ-θυκα pf. m.-p. τέ-θυμαι
– due consonanti mute, raddoppia in ε- :
pres. σπείρω pf. att. ἔ-σπαρκα pf. m.-p. ἔ-σπαρμαι
– muta + liquida/nasale: raddoppiamento normale: pres. πνέω pf. att. πέ-πνευκα pf. m.-p. πέ-πνυμαι;
– con ῥ-: raddoppiamento in ἐρ-ρ-:
pres. ῥίπτω pf. att. ἔρ-ριφα pf. m.-p. ἔρ-ριμμαι
– con vocale (o dittongo): solitamente allungamento della vocale (o dittongo):
pres. ἱδρύω pf. att. ῑ{δρυκα pf. m.-p. ῑ{δρυμαι,
talvolta raddoppiamento attico (ripetizione dei primi due fonemi con allungamento della vocale iniziale)
pres. ἀκούω pf. att. ἀκ-ήκοα pf. m.-p. ἤκουσμαι
– con i verbi composti il raddoppiamento si realizza dopo il preverbo
pres. συγγιγνώσκω pf. att. συνέ-γνωκα pf. m.-p. συνέ-γνωσμαι
Perfetto: Debole/Forte/Fortissimo
Anche per il perfetto possiamo distinguere tra diverse varianti, divise a loro volta tra
perfetto suffissale:
– perfetto debole, aggiunta della radice -κα- (verbi con radice che finisce in vocale o dittongo, quasi sempre in dentale, liquida/nasale)
– perfetto forte, aggiunta della radice -α- (verbi con radice in gutturale/labiale)
perfetto radicale = perfetto fortissimo, desinenze aggiunte alla radice (ricorda su tutti οἶδα).
Può capitare che alcuni verbi si presentino in forma diversa, potendo ricorrere tanto al perfetto debole quanto al perfetto forte.
Le desinenze sono proprio quelle di un verbo principale, a ricordarle!!! Ora comprendi per quale motivo ti viene richiesto lo studio delle parole come lego, come costruzione esse stesse attraverso parti componibili tra loro.
Questo per limitarci al perfetto attivo. Spostandoci sul territorio del perfetto medio-passivo, la regola prevede l’unione del tema del perfetto alle normali desinenze della diatesi medio-passiva del presente, ecco perché è un perfetto radicale, presente alla sola forma atematica per tutti i verbi.
Il Piuccheperfetto
Il Piuccheperfetto, in modo analogo all’imperfetto in rapporto al presente, proietta nel passato il Perfetto, esprimendo un evento del passato ormai già compiutamente realizzato: una sfilza di parole per indicarne la traduzione con il trapassato prossimo italiano!
Come si forma Piuccheperfetto?
Dallo stesso tema del perfetto, antemponendo al raddoppiamento l’aumento ἐ-, presenta poi gli stessi criteri del perfetto, distinguendosi in debole, forte e fortissimo.
Con questo abbiamo almeno chiarito differenze minime e regole relative alla formazione di questi due tempi così affini, sostanzialmente diversi: Perfetto e Piuccheperfetto.
Consigliamo di ripetere anche le regole in riferimento alla formazione di presente e aoristo, nonché una ripresa più articolata delle classi verbali: siamo convinti che sarà la conoscenza delle regole minime a garantire un corretto svolgimento dei giochi linguistici che si rivelano all’opera in ogni traduzione.