La Sacra Bibbia

La Sacra Bibbia

(a cura di Antonio Mastrogiacomo)

 

Una storia sui generis si riferisce al libro per antonomasia, il libro dei libri: la Sacra Bibbia.

Un tempo libro più stampato al mondo, proviamo a percorrere a ritroso il suo grandissimo successo facendo riferimento proprio alla varietà linguistica disponibile, specie dopo la rivoluzione editoriale gutemberghiana di metà XV secolo, semmai evitando riferimenti alla stampa per riconsiderare la sua tradizione manoscritta.

 

 

Intorno all’anno 400 la chiesa d’Occidente, di lingua latina, si trovò ad affrontare un serio problema: la Bibbia utilizzata, sia per la liturgia sia per lo studio, era un testo latino tradotto dal greco (la cosiddetta Vetus Latina), un testo che presentava vari errori di traduzione. Di qui la necessità di intervenire: se per il Nuovo Testamento si trattava solo di adottare un buon manoscritto greco, per l’Antico Testamento la questione si presentava più complessa perché il testo latino in uso era, sì, tradotto dal greco, ma questo a sua volta era stato tradotto dall’ebraico.

Non era forse meglio risalire alla fonte?
Si poneva un problema non solo linguistico ma di natura teologica: la Bibbia greca appariva più ampia di quella ebraica e anche nei libri comuni – che erano la maggior parte e i più importanti – c’erano frequenti varianti, talvolta di notevole spessore teologico.

Due padri della chiesa latina, entrambi venerati poi come santi, Girolamo e Agostino, presero posizioni opposte.

Girolamo sosteneva che il testo ebraico dovesse essere preferito perché più antico: essendo scritto nella lingua originale, era lunico da poter essere considerato “ispirato”. Agostino invece difese il greco, perché aveva permesso alla Parola di Dio di essere accolta nel mondo pagano; apparteneva, quindi, alla storia della salvezza, diversamente dal testo ebraico.

Alla fine ebbe la meglio Girolamo e la sua Vulgata – testo latino corretto abbondantemente sull’ebraico, ma non del tutto – si impose lentamente nelle chiese di lingua latina.

 

 

La versione dei LXX della Sacra Bibbia

 

Tocca nuovamente riavvolgere il nastro, andare indietro fino all’effettiva traduzione di questa Vetero Latina.

Erano davvero SETTANTA? A dire il vero, sarebbero 72! Come potete immaginare, un po’ per arrotondare, un po’ per replicare un numero di evidente derivazione ebraica (il 7), si optò per tale vulgata così da diffondere al vasto pubblico questa importante operazione di traduzione della Bibbia, esclusivamente il Vecchio Testamento, dall’ebraico al greco.

 

Vediamo come sarebbero andate le cose: giusto per presentare un minimo il contesto, considerate che siamo in pieno ellenismo (periodo storico che si limita tra la morte di Alessandro Magno, 323 a.C., e battaglia di Azio, 31 a.C.) e che, a richiesta del re Tolomeo Filadelfo, sarebbero venuti da Gerusalemme ad Alessandria d’Egitto settantadue uomini (sei per ognuna delle dodici tribù d’Israele) allo scopo di tradurre dalla lingua originale ebraica nella greca la legge (torà) giudaica, cioè non più che i cinque libri del Pentateuco.

Ospitati dal re in una casa dell’isoletta Faro, avrebbero terminat la traduzione in settantadue giorni: l’irreale trapela da tutto il racconto – non per ultimo da quel ripetuto ricorrere del numero di settantadue.

La leggenda non si fermò qui, si aggiunga un prodigio: ognuno traduce separatamente da sé, eppure tutti concordano sino all’ultima parola. Di qui ad attribuire ai Settanta la traduzione di tutto l’Antico Testamento era breve il passo, e tale fu presto l’opinione universale.

 

 

Sacra Bibbia, diverse versioni

 

Sorta dal bisogno di lettura, specialmente pubblica nelle sinagoghe, per i Giudei della diaspora ignoranti d’ebraico, la versione greca della Bibbia fu subito accolta con gran favore dai Giudei ellenisti.

La versione dei LXX, diffusa fra tutti i Giudei del mondo greco-romano, fu in mano dei banditori del Vangelo un efficace strumento di conquista, prima fra i Giudei stessi, poi anche fra i pagani.

Con essa ai primi provavano la messianità di Gesù Nazareno, ai secondi la superiorità del monoteismo giudeo-cristiano su tutte le forme del politeismo.

La Bibbia dei LXX fu l’alleata del Vangelo. Perciò anche divenne nuovo oggetto di contesa e divisione fra i credenti in Gesù Cristo e i Giudei che non lo vollero riconoscere. Sotto la convergente pressione di tre cause, i Giudei finirono per ripudiare i LXX, la cui opera fu conservata alla posterità solamente dalla Chiesa cristiana.

Il profitto stesso che traeva la novella fede da quell’antica versione la rese “antipatica”; sta poi il fatto, che quella versione è non di rado piuttosto libera o per altri motivi diverge dal testo ebraico fino ad allora corrente, e quindi offriva buon gioco ai Giudei per rifiutarla come inesatta.

Finalmente, su tutto il giudaismo ingrandì e predominò, specialmente dopo la catastrofe dell’anno 70 d. C., l’autorità dei rabbini palestinesi, ostili alle infiltrazioni di cultura greca. Si venne a dichiarare, che “il giorno in cui la legge fu scritta in greco, fu giorno di tenebre per l’universo” (Megillat Taanit), “fu giorno nefasto per Israele, al pari del giorno, in cui si fece il vitello d’oro” (Masseket Soferim; allusione al fatto narrato in Esodo).

Nel mondo cristiano, invece, la versione della Sacra Bibbia dei LXX continuò la sua marcia trionfale. Dalle popolazioni di lingua greca passò, per mezzo di traduzioni in secondo grado, alle cristianità d’altro idioma.

Ancor oggi le Chiese d’Oriente sia cattoliche sia dissidenti quasi tutte leggono l’Antico Testamento in una versione derivata dai LXX: l’influenza della greca andò crescendo fino al secolo XIII e anche nelle regioni di lingua e d’influenza latina l’infanzia della Chiesa fu nutrita con la LXX.

E se alla sua virilità era riserbato con la traduzione di S. Girolamo un alimento per molti aspetti superiore, la prevalenza di questa non fu conquistata se non dopo secoli di lotta, né senza ferite; tuttavia i Salmi, che sono rimasti come il libro quotidiano di preghiere nelle Chiese cristiane in tutta l’estensione della Chiesa latina si recitano e si cantano ogni dì in una forma che deriva direttamente dai LXX.

 

La Sacra Bibbia: conclusioni

Ci auguriamo, con questo contenuto, di aver almeno incuriosito il lettore così da permettere lui di ricercare ulteriori informazioni a riguardo: ci siamo esclusivamente preoccupati di bilanciare la tradizione editoriale di un libro sui generis come la Bibbia facendo riferimento alle stratificazioni linguistiche che si annidano tra le pagine, ancora invisibili, della storia quando si forma come leggenda.

Ti è mai capitato di tradurre qualche passo biblico?

 

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25 Marzo 2023

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