Gli ultimi giorni di Pompei (The last days of Pompeii)
(a cura di Antonio Mastrogiacomo)
Abbiamo spesso sottolineato l’urgenza di visitare importanti siti archeologici facendo riferimento meno alle informazioni disseminate sul percorso, più ad una voce in grado di guidarci in quella che, altrimenti, diventerebbe una buona passeggiata a motivo artistico e sfondo scenico.
Eppure, in questa scheda dedicata al più importante sito archeologico del sud Italia – id est Pompei – abbiamo preferito altre dinamiche narrative apertamente legate alla cinematografia italiana di inizio Novecento: Gli Ultimi Giorni di Pompei.
Ne avete mai sentito parlare?
Oltre il sito archeologico
A partire da The last days of Pompeii, romanzo storico pubblicato da Edward Bulwer-Lytton (1834) lussuria, follia, omicidi e distruzione in abbondanza sono celebrate in questa versione, ad esser precisi seconda schermata del romanzo di Edward Bulwer-Lytton.
Fu popolare per gli adattamenti quasi immediatamente, con un’opera, IONE, prodotta già nel 1858. Con il suo tema di base della morte divina e della distruzione in cambio dell’immoralità, toccò il cuore del cristianesimo, ricordando i destini di Sodoma e Gomorra.
Effetti speciali molto primitivi: fumo, cose che cadono dal soffitto per indicare l’eruzione del Vesuvio e sezioni di colonne che vengono rovesciate compongono il tutto. Tuttavia, essendo questa una produzione di Ambrosio, i set erano ben fatti: gli italiani erano molto più avanti rispetto agli altri cinema nazionali, la maggior parte dei quali utilizzava ancora palcoscenici ovviamente dipinti in quel periodo.
Anno domini 1908, l’Italia è un grande polo produttivo dove case di produzione come la Cines Roma e l’Ambrosio dimostrano un’eccezionale capacità competitiva; in particolare l’Italia si specializza nella produzione di film storici monumentali (come ad es. “Quo Vadis?” di Guazzoni del 1912 e “Cabiria” di Pastrone del 1914), prima di privilegiare il melodramma mondano d’atmosfera dannunziana e il dramma realista.
Plot (trama) Gli Ultimi Giorni di Pompei
Nella ricca Pompei del I secolo d.c., Glauco ama la splendida Jone: i giovani formano la coppia più invidiata della città, suscitando le ire di Arbace, un sacerdote dedito al culto di Iside segretamente invaghito di Jone. Arbace tenterà con tutti i mezzi di separarli anche servendosi dell’aiuto inconsapevole di Nidia, una giovane fioraia cieca innamorata di Glauco. Quando l’eruzione del Vesuvio spazza via la città seminando terrore e distruzione, Arbace muore, mentre Glauco e Jone riescono a mettersi in salvo su una barca. Nidia, invece, dopo aver guidato la coppia fino a riva, si abbandona ai flutti.
Come già riferito in sede di presentazione, si tratta della seconda versione cinematografica che la Società Ambrosio trasse dal bestseller di Edward G. Bulwer-Lytton, dopo quella del 1908.
Dissonanzen
Mi è capitato di “ascoltare” la pellicola dal vivo il 6 novembre scorso, quando Edison Studio e Dissonanzen ne hanno portato in scena il remix del film.
Pur essendo la musica strettamente legata all’immagine e rientrando certamente nella definizione di sonorizzazione, “Pompeii Last Days V- Remix” è stato anche un concerto godibile senza dover necessariamente essere attenti al flusso delle immagini.
Certo, ci sono stati momenti in cui era doveroso apprezzare lo studio dei suoni più adatti a ciò che veniva proiettato ma a prevalere è stata la dimensione musicale curata sotto ogni aspetto.
La conclusione è affidata alla pellicola ritrovata facilmente su youtube, in grado di argomentare in modo diffuso quanto personalmente presentato finora.