Enclitiche e Proclitiche: parole che “si appoggiano”
Poche lettere possono meritare un’attenzione specifica, il caso delle enclitiche e proclitiche resta ad oggi il più discusso di tutta la grammatica greca.
Se in italiano possiamo procedere più speditamente dal momento che ad interessarci prima di tutto è la comunicazione, il messaggio, non la sua forma, nelle lingue antiche ci troviamo costretti a passare per il significato delle parole prima di stabilire in maniera efficace il famoso “contesto”.
Definizione enclitiche e proclitiche
Le enclitiche si appoggiano sulla parola precedente per mezzo del fenomeno che possiamo definire enclisi.
Le proclitiche sono quelle parole, solitamente monosillabi, che si appoggiano prosodicamente alla parola seguente.
Sono davvero molte le paroline che rientrano in queste categorie, come le enclitiche e proclitiche?
Ti chiediamo dunque di rifletterci, hai presente a quali parole stiamo riferimento?
Ad esempio la parola “regalaglielo” presenta una proclitica? Solo una o di più?
Insomma, ti invitiamo ad iniziare a fare caso alle parole, perché effettivamente la loro forma traduce la loro natura.
Come individuare queste parole?
Come in molte lingue come l’italiano, anche in greco esistono parole non accentate (“atone”) che possiamo definire “clitiche”.
Ricordiamo che, mancando di autonomia fonica, esse si appoggiano a un ospite che può procederle (il caso delle enclitiche) o seguirle (il caso delle proclitiche).
Ti proponiamo un metodo di riconoscimento, vale a dire di considerare funzionali gli articoli, le preposizioni, le congiunzioni, i relativi, le forme deboli dei pronomi (“me”, “mi”), i verbi ausiliari e tutte quelle espressioni che finiscono per essere impiegate in funzione connettiva, articolatoria.
Nel caso del greco, difficoltà deriverebbero dall’accentazione di molte parole atone (come nel caso dell’articolo o di diverse preposizioni, due classi dall’evidente carattere funzionale, quasi più della loro conseguente atonia).
Tra le proclitiche e enclitiche ricordiamo oltre alle forme dell’articolo e ad alcune preposizioni (εἰς, ἐκ, ἐν), la negazione οὐ «non», la congiunzione εἰ «se», l’avverbio relativo e poi congiunzione ὡς «come» (e poi «che, perché ecc.»). In casi non meno rari possono ricorrere anche la congiunzione coordinativa τε («e) e un certo numero di ‘particelle’ (γε, περ, τοι, νυν ecc.) che il greco usa, insieme a molte altre, come formule di transizione.