Musica latina
(a cura di Antonio Mastrogiacomo)
Chi più, chi meno ha fatto esperienza di ascolti musicali non volontari, sessioni di riproduzione musicale imposte da ambienti condizionanti, talvolta anche all’aria aperta.
Davvero un cattivo presagio per chi voglia custodire il proprio riposo, la propria autonomia, il proprio carattere riservato. C’è poco da fare per il malcapitato avventore di centri commerciali, costretto a fare esperienza di Onda Latina, emittente televisiva dedita allo smistamento di migliaia di hit composte in Sud America e degne di essere ascoltate anche altrove, specie nel bacino mediterraneo.
Sapete, proprio questa è la musica latina, la musica che rende evidente il grado comparativo attraverso cui popoli diversi convivono delle proprie radici, da andare a ritroso fino alle scoperte pre-colombiane.
A parlare oggi di musica latina, non c’è altro senso disponibile se non quello riferito alle popolazioni latine, senza alcun richiamo alla musica latina intesa dei romani, quella proprio pare non interessare a nessuno.
Suvvia, proprio a nessuno, no, direi però a poche persone; cioè, davvero risulta complicato recuperare degli ascolti disponibili in tal senso, quasi tutte le strade sembrano interrotte, sia quelle testuali che quelle documentarie, dunque in gran parti dei casi le ricerche diventano esclusivamente bibliografiche.
A buon rendere le ricerche del solito Maurizio Bettini, già autore della buona Antropologia sonora del mondo antico, restano pur sempre a disposizione gli studi della Società Italiana di Musicologia, inaugurati dal primo volume curato da Giovanni Comotti che mette insieme il mondo greco e il mondo romano, confronto pur sempre disponibile a revisioni e riprese motiviche al fine di riguadagnare una più perspicua comprensione dei livelli di scambio tra le due antiche culture.
In italiano, di esclusivo richiamo latino, c’è davvero molto poco, non essendo i nostri ricercatori universitari così disposti alla comparazione quasi per partito preso, molto più collusi con lo specialismo, a dirla tutta. Bisogna quindi guadagnare riferimenti internazionali, messi a disposizione maggiormente dalle case editrici in azione presso determinati centri universitari.
Prima di fornirvi qualche spunto, precisiamo qualche dato a riguardo così da ottimizzare i contenuti in vista della curiosità: la musica latina fu dunque un fenomeno culturale importante dai tempi antichi della storia romana fino alla caduta dell’Impero romano, in uso ai funerali, a sacrifici per allontanare gli influssi negativi laddove la canzone (carmen) era parte integrante di quasi ogni occasione sociale.
Dopo queste prime fasi, nel periodo dell’età regia (753-509 a.C.) e nella prima parte dell’età repubblicana si sviluppano a Roma forme di canto monodico e corale di cui, però, non ci restano significative testimonianze.
Le composizioni riguardavano carmi sacrali (Carmen Fratrum Arvalium, Carmen Saliare), carmi conviviali di argomento epico-storico (carmina convivalia), carmi in onore di generali vittoriosi (carmina triumphalia), lamentazioni funebri (neniae); tutti questi carmi erano accompagnati con il classico e più diffuso strumento della civiltà romana, la tibia (se vuoi approfondisci l’argomento su Wikipedia).
Chi avesse voglia di continuare, di mettersi in marcia insieme ai romani, alla loro musica lasciandosi alle spalle quella sud americana può mettersi alla ricerca dei testi qui indicati:
A.
“Music and Philosophy in the Roman Empire”
Edited by Francesco Pelosi, Università degli Studi, Pisa, Federico M. Petrucci, Università degli Studi di Torino, Italy
Publisher: Cambridge University Press
Online ISBN: 9781108935753
Harry Morgan, Harvard University, Massachusetts
B.
“Music, Politics and Society in Ancient Rome”
Publisher: Cambridge University Press
Online ISBN: 9781009232326
Ti consigliamo di leggere “La musica greca“.