
Ulrich von Wilamowitz – Moellendorff, chi era costui?
Basta sostituire Carneade con quasi tutti i nomi della toponomastica è il gioco è fatto, come nel caso di Ulrich von Wilamowitz – Moellendorff.
Non più solo resterebbe il povero don Abbondio a fare i conti con una miriade di persone realmente esistite che tornano ancora, ogni volta che il corriere corre a consegnare un pacco.
A vivere in Italia, potete stare sereni, non vi imbatterete in alcuna via Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff; e se, all’improvviso, veniste catapultati a Markowice in Polonia?
Ebbene, proprio lì non può mancare una via Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, proprio lì il nostro caro filologo, di cui occorrono i novanta anni dalla dipartita (Markowitz, 22 dicembre 1848 – Berlino, 25 settembre 1931), trovò natali.
Al tempo, le cartine geografiche ad oggi in uso non erano di servizio, si discostavano (non di troppo) dalla precisione dovuta alla subitanea operazione di geolocalizzazione (dovuta all’alleanza tra tecnologie radio e video) e tutto quel territorio apparteneva alla Prussia (nella mappa, la Prussia prima del 1905).
Wilamowitz: brevi cenni biografici
Il nostro Ulrich studiò filologia classica a Bonn, ebbe diversi alterchi con il più noto Nietzsche eppure egli stesso di laureò in filosofia (a Berlino) nel 1870.
L’uno avrebbe avuto la fama in campo altro che quello di formazione: il filosofo di studi sarebbe passato alla storia come filologo, il secondo sarebbe passato alla storia semplicemente come sé stesso, Friedrich Nietzsche.
Tra le reazioni suscitate dalla pubblicazione della nascita della tragedia, il primo non accettava l’idea che Euripide e Socrate fossero stati gli affossatori della tragedia classica, e deprecava l’attacco di Nietzsche al razionalismo, che vedeva come un oltraggio al pensiero scientifico. Querelles che sarebbero presto sgonfiatesi.
Tornando a Wilamowitz-Moellendorff (d’ora in poi solo Wilamowitz), il suo nome resta all’oscuro di quasi tutti gli studenti liceali, non tutti pronti a saggiare il sostrato filologico della disciplina, già indeboliti dalla sommaria pratica della traduzione.
Eppure, costui ha esercitato una certa autorità nel dare seguito ad alcune edizioni che di base costituiscono la nostra tradizione letteraria.
Sposo della figlia di Teodoro Mommsen (altro “top player” della nutrita schiera dei grandi del passato), Wilamowitz ebbe come campo di ricerca la letteratura greca antica e tardoantica pressoché nella sua totalità e, in minor quantità, quella latina.
In una bibliografia sterminata, che conta diverse centinaia di titoli (solo i volumi monografici sono quasi ottanta), studiò, commentò, organizzò e curò edizioni critiche interessandosi di decine di autori e opere, tralasciando solamente Sofocle (ai cui studi delegò il figlio Tycho) e Demostene (che non amava), dedicandosi maggiormente al teatro.
Wilamowitz fu l’anima di ben due generazioni di filologi classici: è davvero un peccato studiare senza dare un nome a chi tanto si è dedicata alla causa da venire conosciuto esclusivamente da chi quella causa la sposa.
Proveremo, sulle pagine di grecoelatino.it, a mettere in fila diversi autori decisivi: non potevamo non partire da Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff.