Una tappa a Venosa
(a cura di Antonio Mastrogiacomo)
Nella rotta che porta a Matera da Napoli si può optare per diverse arterie stradali, dalle più antiche come la via Appia alle più moderne come le superstrade per trovare riparo in un sito dall’elevato interesse storico-antropologico: Venosa.
Se la visita alla città di Matera può raccordarsi all’origine della vita umana, non molto lontano dal capoluogo di provincia lucano pur tuttavia in provincia di Potenza esiste un centro abitato, di quelli lodevoli del riconoscimento di Borgo tra i più belli d’Italia.
I Romani fondarono la città di Venosa nel 291 a. C. per difendere la valle dell’Ofanto e la via Appia.
Il borgo di Venosa
Venosa è un comune situato nel Vulture le cui origini si perderebbero, come per tutta la terra, nella notte dei tempi al punto che un sito non distante dal centro, Notarchirico, è da ritenere il più antico della Basilicata, corredato da ritrovamenti di numerosi resti fossili di animali estinti nonché strumenti litici.
A Venosa si può insomma far tappa, sulla strada che porta a Matera, per una passeggiata nella natura da un lato, nel rilevante patrimonio archeologico che pertiene fisiologicamente il centro abitato.
Arrivati in auto, sarà il segnale di divieto in riferimento a una ZTL a darci modo di capire immediatamente che no, non proprio tutto è a passo di macchina.
Conviene parcheggiare, magari non distante dal castello angioino: ad accoglierci una mostra dedicata a Carlo Gesualdo, controverso musicista decisivo per le sorti della musica polifonica.
Facendo subito ingresso per il centro della città, è evidente come la sua qualifica a Municipium (città romana) sia residuale nell’impianto urbanistico al punto da imbattersi qualche centinaio di metri procedendo in direzione del sito archeologico nella casa dove nacque e trascorse la sua adolescenza il poeta latino Quinto Orazio Flacco, che dà il nome a molti dei licei classici nella zona – e non solo.
Archeologia urbana
Ad omaggiare l’importante autore qualche ristorante, qualche bookshop e la toponomastica spiccatamente orientata ai fasti del passato.
Il parco archeologico, difficilmente visitabile con una guida (se avete intenzioni di farlo, mettetevi in contatto direttamente con gli operatori del territorio), si trova in località San Rocco e conserva al suo interno i resti monumentali di un impianto termale, realizzato tra il I e il III secolo d.C., un susseguirsi di ambienti freddi, tiepidi e caldi, di una domus con mosaico facente parte dei quartieri abitativi, e i resti perimetrali della prima basilica paleocristiana, che si caratterizza per la tricora con fonte battesimale esagonale.
L’edificio fu ampliato con l’aggiunta di due navate laterali, del deambulatorio e di un altro fonte battesimale cruciforme.
In continuità dell’Abbazia della SS Trinità, Roberto il Guiscardo volle costruire una chiesa di più ampie dimensioni per ospitare il sacrario degli Altavilla.
Un’opera mai ultimata e per questo detta l’Incompiuta realizzata con materiali lapidei provenienti dal vicino anfiteatro romano.
Prodotti tipici di Venosa
Un’ulteriore nota di valore è dovuta alla qualità dei prodotti che è possibile trovare a Venosa, in accordo a ritmi di produzione così poco cittadini da farsi preferire per valori nutrizionali ed emozionali che risaltano al palato.
Un clima cordiale, magari poco abituato alle orde di turisti, eppure discreto e sensibile ad ogni loro esigenza, può lasciare un buon ricordo per chiunque abbia voglia di fare una tappa a Venosa, la città di Quinto Orazio Flacco.