Google translate: sull’utilità e il danno nella traduzione dal greco e dal latino
(a cura di Antonio Mastrogiacomo)
Chi di noi non conosce Google translate, ovvero il traduttore di Google?
Studiare una lingua porta a galla quei residui culturali di quel dato popolo che in quella lingua non solo parlava, non solo scriveva, ma comunicava in tutti i sensi.
Non trattandosi di una prerogativa [la comunicazione] ascritta alle sole parole, risulta evidente come chiamare in causa lo studio di una cultura a partire dalla lingua permetta di fare dei problemi originari e ricorsivi: come si chiama questo? Come si scrive questo? Come si pronuncia questo?
Ogni volta un nuovo inizio, pur partendo da qualcosa di lontano, così lontano, che sembra iniziata proprio per non avere fine.
Eppure, tutta questa prosopopea di storie e tempi, abitudini e memorie viene ultimamente ammorbidita da ricerche tese a semplificare queste domande elementari e originarie offrendo risposte a volte stupefacenti o strampalate. Ecco allora Google translate…
(Screenshoot da Google translate)
Nel contenuto visivo appena proposto abbiamo operato con un estratto fiduciario della cultura umanistica e l’abbiamo adeguato alla resa, al gusto di un compilatore automatico di traduzione: lo stile di Cesare, definito da molte/i docenti una panacea ai mali procurati da compiti in classe (specie se a sorpresa), risulta particolarmente chiaro anche alla macchina operativa.
Google translate: possiamo utilizzarlo per la traduzione dal greco e dal latino???
Qualcuno aggrotta la fronte, si insospettisce: ma certo!
Una fonte autorevole come Google translate non può mica sbagliare la traduzione di questo passo latino così celebre; sarà di sicuro stata inserita nel database al punto da riconoscere l’estratto e tradurlo proprio come avreste fatto voi!
Non di sola prosa viva il traduttore.
Superato l’apprendistato biennale, a furia di battagliare con frasi e versioni di greco e latino, paradigmi e congiunzioni, si guadagna l’agognata letteratura. Si leggono testi, antologie, passi critici, introduzioni, qualcuno rilancia i lavori con la lettura metrica e tutti si sentono un poco più felici di aver messo il vocabolario al fresco dall’impiego quotidiano, da recuperare all’occasione per il compito in classe, ancora una volta la versione.
Dominati gli esordi, pur sempre originari non meno originali di quelli greci, un passaggio fondamentale della letteratura latina si raccorda al buon Virgilio da Mantua, come segue:
(Screenshoot da Google translate)
E si resta lì, a provare e riprovare in attesa di risoluzione al problema: vocabolario o non vocabolario, costruzione o non costruzione, autonomia o delega?
Google translate è una risorsa utile quando risponde ad un bisogno primario di comunicazione; due persone non condividono nient’altro che un’interfaccia grafica in grado di appianare le differenze linguistiche, arrivando a scambiarsi qualche informazione.
Diventa ancora più chiaro come, nello studiare lingue non più oralizzate come greco e latino, esso non può apportare nessun beneficio, piuttosto è da scoraggiare in tutti i sensi: sebbene, come abbiamo visto, possa riuscirci in presenza di celebri, non troppo difficili testi a dire il vero, non è può essere considerato utile in funzione di una tradizione autorevole!
A pensarci bene, se fosse stato nei suoi obiettivi, Google forse avrebbe sviluppato questa funzione anche per il caso del greco antico, eppure…