
L’allungamento organico e di compenso
L’allungamento… Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi.
Un motto molto conosciuto, poco praticato nel giusto equilibrio. Qualche simpaticone delle lingue classiche potrebbe rinominare allora “stretching” questa scheda, laddove è proprio l’allungamento muscolare ad essere praticato prima di iniziare l’attività fisica, così da scaldare bene l’apparato muscolare ed evitare improvvisi e non proprio digiribili risvegli.
Insomma, questa scheda verte su un argomento di capitale importanza nello studio del greco antico, sebbene meriti ancora troppa poca attenzione nella disciplina grammaticale.
Allungamento: definizione
L’allungamento è un fenomeno che non riguarda soltanto la lingua greca, bensì è oggetto di una costante attenzione della linguistica. Lo definiamo semplicemente come accrescimento della quantità di una vocale.
Preliminarmente dunque dobbiamo conoscere per bene le vocali nella lingua greca.
I segni utilizzati per indicati le vocali sono sette (proprio come il numero dei suoni delle cinque vocali della lingua italiana) per via della presenza di due diversi segni per indicare sia il suono “E” che il suono “O”, distinti dunque in vocale breve e vocale lunga (basta pensare a o-micron, breve VS o-mega, lunga).
Esistono tre diversi sistemi di classificazione basati sulla durata, sulla qualità del suono e sul timbro.
In questo caso faremo opportuno riferimento alla durata o quantità: vocali lunghe sono η ω / vocali brevi sono ε ο / incerte o ancipiti sono α ι υ (a seconda del tema o della desinenza di cui fanno parte).
Si tratta di indicazioni molto importanti da rilevare, soprattutto quando sarà decisivo passare poi allo studio della metrica dei diversi testi poetici.
Allungamento apofonico/organico
Sarà importante operare delle distinzioni: dalla differenza tra allungamento apofonico [come si verifica ad esempio in alcuni termini come nomin. πατήρ, accus. πατέρα] e allungam. di compenso [dovuto alla scomparsa di una consonante seguente appartenente alla stessa sillaba]; esistono poi anche l’allungamento ritmico [per evitare la sequenza di 3 sillabe brevi come in gr. σοϕώτερος per σοϕότερος] e metrico dovuto a necessità di versificazione.
Se questo è il panorama di riferimento, è opportuno indugiare sulle due principali casistiche:
Allungamento organico (o apofonico)
Allungamento di compenso
Una casistica semplice per individuare l’allungamento apofonico sta nei nominali con tema in liquida come pure quelli in nasale, laddove il nominativo singolare è costituito dal tema pure con allungamento apofonico. Ad esempio il caso di μάκᾱρ μάκαιρ-α μάκᾰρ.
… e di compenso
Quanto all’allungamento di compenso, sarà opportuno riferirci nuovamente alla molteplice casistica riferibile alla terza declinazione, laddove la scomparsa del gruppo -ντ- dà luogo a questa particolare forma.
Fra i tanti esempi possibili in cui è possibile ravvisare, alla caduta di fonemi consonantici il consegunete allungamento, possiamo riferire:
– τιθείς, participio presente di τίθημι (da τιθεντς > τιθε̄ς)
– διδούς, participio presente di δίδωμι (da διδοντς > διδο̄ς)
– βᾱvς, participio aoristo di βαίνω (da βαντς > βᾱς)
– ἔφηνα, indicativo aoristo di φαίνω (da εφανσα > εφᾱνα)
Gli esiti di questo fenomeno possono riferirsi dunque a queste tre vocali: /a/ α η; /e/ ει η; /o/ ου ω.
Non solo la terza declinazione offre motivo di rivisitazione del tema dell’allungamento, anche i verbi.
Basti pensare all’aoristo I (suffissale, atematico) per i verbi uscenti in vocale, con conseguente sue allungamento (α > η; ε > η; ο > ω).
Lo stesso si ricava pure dallo studio del futuro I, con i temi in vocale che si allunga proprio come per l’aoristo I, senza dimenticare mai il già troppo dimenticato caso dell’aoristo passivo, dove si verificavano proprio le stesse condizioni con l’allungamento della vocale prima dell’imprescindibile -θη-.
Lo studio del greco antico passa attraverso questa molteplice attenzione anche per la scrittura stessa di ogni parola, come derivabile dalla sua funzione. Essendo così lontani dall’ascolto di questa lingua come nell’oralità, cui magari anche questi cambiamenti erano suscettibili di intonazione, stiamo molto attenti a come le parole si presentano all’atto della nostra lettura, da non dare mai per scontato.