Dove si studia il greco antico nel mondo?
Potete confessarlo: stavate leggendo con trepidazione delle sorti della lingua latina al giorno d’oggi, in Italia e nel mondo.
Dunque non ce l’hai fatta e pur di tener fede a questo portale di navigazione hai ritenuto indispensabile sapere delle sorti della lingua greca, dove si studia il greco antico nel mondo, se gode ancora della fiducia che sembra pertinente solo ai tempi andati.
Ebbene, come immaginate, il greco antico è studiato ancora oggi in Europa in alcune scuole secondarie superiori, quasi sempre in accoppiata con la lingua latina (vedi la scheda “Dove si studia il latino nel mondo?“).
Esempi calzanti restano il liceo classico in Italia, senza dimenticare l’Humanistisches Gymnasium in Germania e le grammar schools nel Regno Unito.
A dire il vero, anche in questo caso ci comportiamo ancora una volta come “trascinatori”, quasi una rivendicazione linguistica a misura di passato magno-greco.
Diamo i numeri: in Italia il greco antico è studiato ogni anno dall’8 per cento, esclusivamente gli alunni delle scuole superiori iscritti presso i licei classici; resta pertanto la quota più alta tra i Paesi occidentali.
Insieme al latino, il greco antico è materia di studio all’università, nel corso di studi in lettere classiche, il cui curriculum resta ancora oggi necessario per conseguire i titoli utili all’insegnamento di questa disciplina. Da rilevare l’assenza della Grecia tra le nazioni custodi di tale impegno didattico, a scapito di una tradizione forse da rinnovare… eppure difficile a rinnovarsi!
Un passo indietro!
A dire il vero, questa fortuna andrebbe bilanciata con la presa di coscienza portata avanti alla fine dell’Ottocento e definita con somma riverenza qualche decennio più tardi dalla riforma Gentile, in grado di autenticare alcuni valori rimasti ancora inalienabili nell’identità culturale e scolastica.
Facendo riferimento alle ricerche del prof. Renzo Tosi, un tempo ordinario presso l’Università Alma Mater di Bologna, ricordiamo pure che “la storia degli studi del classico, e soprattutto del greco, in Italia fino agli inizi del Novecento è desolante, a parte qualche eccezione, tra cui spicca ovviamente Giacomo Leopardi, il cui approccio squisitamente filologico e la sensibilità profonda per il testo lo rendono degno di essere posto sullo stesso piano degli esponenti dell’antichistica tedesca. Egli era, però, conscio di costituire una rarità: basti ricordare le famose taglienti lettere del 1 febbraio 1826 in cui rileva che a Bologna “si contano tre persone che sanno il greco, e Dio sa come”, e del 27 settembre 1827, in cui descrive lo stupore degli astanti quando egli, a Ravenna, ha dimostrato di saper leggere il famoso codice di Aristofane.”
Riguadagnando con più immediatezza secoli meno distanti, più vicini, non va dimenticato il lavoro certosino di Giorgio Pasquali proprio negli stessi anni in cui l’ideologia fascista sfruttò per motivi propagandistici la romanità dando vita ad una vera e propria reductio ad absurdum dell’approccio della tradizione italiana alla cultura classica.
Ebbene, si rilevò, grazie alla scuola pasqualiana, un notevole svecchiamento delle metodologie e degli obiettivi degli studi classici, che portò l’Italia a mettersi rapidamente al passo con le più scaltrite scuole filologiche europee. Se poi nei primi anni del secolo, e soprattutto ai tempi della prima guerra mondiale, il propugnare un classicismo filologico rischiava di essere tacciato di antinazionalismo filotedesco, le successive vicende politiche – con il progressivo accostamento dell’Italia alla Germania – rese assolutamente inattuale questo argomento.
Arriverà poi la riforma Gentile, con il suo impianto idealista pronto a fornire classe dirigente allo stato, con tutto quello che ancora oggi ne consegue.
Dove si studia il greco antico nel mondo? Riflessione finale
Attualmente, chi insegna lingue e culture classiche è messo in crisi: tali discipline da più parti non sono più sentite come attuali. Evidentemente, non si può più pensare ai Greci come a un modello dell’uomo ideale, o all’intera classicità come a un archivio di begli esempi comportamentali, né al latino come una lingua viva, in cui scrivere brillanti esercitazioni retoriche.
Ti consigliamo di leggere “Conoscere il latino e greco serve?“