Ancora utile tradurre una versione di greco?
Molti alunni hanno molto timore quando devono tradurre una versione di greco. I verbi greci, la sintassi, la faticosa ricerca sul vocabolario, tutto sembra scoraggiare gli studenti e allontanarli da una fatica che pare insensata.
E in effetti hanno ragione: tradurre è faticoso. Tradurre una versione di greco lo è ancora di più. Ma non si tratta di una fatica inutile: tradurre una versione di greco (o di latino) rende il nostro cervello più elastico, ci abitua ad una disciplina del pensiero che è spendibile in qualunque contesto di studio e soprattutto… insegna l’attesa e la concentrazione.
Oggi siamo tutti disabituati ad attendere e abbiamo tempi più brevi di concentrazione.
Una versione di greco, per forza di cose, impone un esercizio di attenzione particolare e un procedimento di riflessione che è prezioso per qualunque forma di pensiero creativo. Soffermarsi, riflettere, prendere il tempo necessario è ancora uno dei bisogni primari dell’uomo: le versioni di greco possono insegnarlo.
Per questo motivo lo studio del greco e del latino andrebbe ripensato in una chiave diversa, quella del lusso, il lusso di una testa ordinata e allenata, un dono che possiamo farci e fare ai nostri ragazzi, una forma di meditazione “alta” che affonda le radici nella più antica tradizione di studi europea, un esercizio creativo e logico-deduttivo che formerà i nostri studenti a processi mentali spendibili in qualsiasi settore, anche in quello scientifico.
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