Casi e declinazioni in latino

I casi e le declinazioni in latino

 

In latino la funzione delle parole all’interno della frase definisce il pezzo del puzzle che ci tocca considerare: come si presenta è la risposta alle domande da porsi, quelle giuste per riconoscerlo – e non per indovinare.

Consideriamo questa sua caratteristica a partire dalle declinazioni, cioè quella variazione del suffisso di una parola in rapporto al caso che esprime.

In latino ci sono CINQUE declinazioni per sei casi:

Nominativo

Genitivo

Dativo

Accusativo

Vocativo

Ablativo

I casi e le declinazioni definiscono le concordanze tra le parole che troviamo in un esercizio di traduzione dal latino.
I pezzi del puzzle si incastrano tra loro a partire da questi nessi…

 

Un nome maschile nominativo plurale deve concordarsi ad un aggettivo o pronome nominativo plurale – una regola, quella della concordanza che conosciamo bene dato il suo ricorso in tutte le lingue.

Devi stare attento nel riconoscere questa concordanza anche per i casi che reggono la frase e non limitarti al genere e al numero, come per l’italiano. Ed il gioco delle concordanze regge la gestione del lessico quando nomi della quinta declinazione concordano con pronomi dimostrativi e aggettivi di seconda classe.
Quindi, un gioco che può complicarsi se non riusciamo a controllarlo.

 

Ecco come si organizza una declinazione in base ai casi in latino:

Nominativo per il soggetto, nome del predicato (e non solo)

Genitivo per il complemento di specificazione

Dativo per il complemento di termine

Accusativo per il complemento oggetto

Vocativo per il complemento di vocazione

 

In effetti l’ablativo è il “jolly”, sintetizzando molti complementi: la sua funzione va riconosciuta dal contesto.

 

Genitivo, dativo, accusativo e ablativo possono essere introdotti da preposizioni, la cui funzione non è lontana da quella in italiano: introducono dei complementi.

Bada bene che c’è una differenza tra casi diretti e casi uguali (la declinazione dei nomi neutri sarà in grado di chiarirla).

In breve, la differenza sta nel ricorso o meno ad una preposizione che introduca la parola nella traduzione in italiano: soggetto, complemento oggetto e vocativo non ne presentano, mai.
Cosa diversa per il genitivo con il suo di … (chi, che cosa?); il dativo con la sua a … (chi, che cosa?); e l’ablativo che sintetizza molti dei casi indiretti.

Considera che lo studio delle cinque declinazioni in latino è alla base tanto della flessione degli aggettivi nelle due distinte classi quanto nella gestione dei pronomi, per non parlare dei verbi aggettivali.

Insomma, conviene davvero stare in esercizio con le declinazioni.

L’altro ingrediente della lingua sono i verbi.
Ma andiamo per gradi.
Sei quasi pronto!

 

consiglio lampadinaTI manca una piccola premessa sul migliore amico dell’uomo dopo il cane: il vocabolario.

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